L’ADHD nelle donne

Per molto tempo, l’ADHD è stato considerato un disturbo prevalentemente maschile. Questo perché nei ragazzi si manifesta spesso con iperattività, impulsività o aggressività, comportamenti che attirano l’attenzione di genitori e insegnanti. Al contrario, nelle bambine, i sintomi sono più sottili e facilmente trascurati: appaiono tranquille, sognatrici, smemorate o caotiche. Questo ha portato a un significativo ritardo nella comprensione e nella diagnosi dell’ADHD femminile, con conseguenze importanti per molte donne.
Le peculiarità dei sintomi femminili
Le donne con ADHD presentano più frequentemente il sottotipo inattentivo, due volte più comune rispetto ai maschi. Questo sottotipo non è dirompente, il che spiega perché spesso venga ignorato o confuso con altre condizioni come ansia, depressione o disturbo disforico premestruale (PMDD). Le bambine tendono a compensare i sintomi grazie a un alto quoziente intellettivo, meccanismi di coping e perfezionismo, ma questo porta spesso a burnout e stanchezza cronica.
Le sfide dell’età adulta
Per molte donne, l’ADHD viene diagnosticato solo in età adulta, spesso quando cercano aiuto per comorbidità come depressione, ansia o stress cronico. La pressione per gestire lavoro, famiglia e impegni personali può causare un senso di caos e impotenza, portando a bassa autostima e spossatezza. In molti casi, la mancanza di diagnosi adeguata significa che le donne rimangono senza il supporto necessario.
L’influenza degli ormoni
Gli ormoni sessuali femminili, come estrogeno e progesterone, influenzano significativamente i sintomi dell’ADHD. Essi modulano la produzione e la risposta della dopamina, un neurotrasmettitore chiave per la regolazione dell’attenzione e delle emozioni. Questo spiega perché le donne sperimentino variazioni nei sintomi durante le diverse fasi della vita:
- Ciclo mestruale: La fase luteale, caratterizzata da un calo degli estrogeni e un aumento del progesterone, è spesso associata a un peggioramento dei sintomi. Gli sbalzi d’umore, l’impulsività e le difficoltà di concentrazione sono comuni.
- Gravidanza: Durante la gravidanza, gli alti livelli di estrogeni possono temporaneamente migliorare i sintomi, ma il periodo postpartum rappresenta una sfida critica a causa del brusco calo ormonale, che può peggiorare i sintomi e aumentare il rischio di depressione post partum.
- Menopausa: La diminuzione degli estrogeni durante la perimenopausa e la menopausa peggiora spesso la disattenzione, l’ansia e l’irritabilità.
Le soluzioni terapeutiche e le sfide della ricerca
L’uso di contraccettivi ormonali o terapie ormonali sostitutive può aiutare alcune donne a gestire meglio i sintomi dell’ADHD. Questi trattamenti possono stabilizzare i livelli di estrogeni, riducendo l’impatto delle fluttuazioni ormonali su attenzione e umore. Tuttavia, la risposta a tali terapie varia notevolmente da persona a persona: alcune donne riportano miglioramenti significativi, mentre altre non ottengono benefici o sperimentano effetti collaterali.
Oltre alla terapia ormonale, possono essere utili approcci combinati che includano farmaci psicoattivi, tecniche di gestione dello stress e interventi comportamentali. Gli antidepressivi, in particolare gli SSRI, si sono dimostrati efficaci per il trattamento di comorbidità come il disturbo disforico premestruale o la depressione post partum.
Verso una maggiore consapevolezza
L’ADHD nelle donne è un tema complesso e spesso sottovalutato, ma cruciale per migliorare la qualità della vita di chi ne è affetto. Riconoscere le specificità femminili e studiarne le dinamiche è un passo fondamentale per garantire diagnosi accurate e trattamenti adeguati. La ricerca sull’ADHD nelle donne rimane purtroppo limitata, soprattutto a causa delle difficoltà legate alla variabilità ormonale, che complica la conduzione di studi clinici. Promuovere indagini scientifiche mirate è fondamentale per comprendere meglio le specificità femminili e sviluppare trattamenti personalizzati. Ampliare la formazione dei professionisti sanitari può inoltre favorire diagnosi più tempestive e accurate. È tempo di dare priorità a questa area della ricerca, affinando strumenti clinici e strategie di supporto per rispondere alle esigenze delle donne con ADHD.
Autrice: Ioana Alexandra Dumitriu